martedì 26 giugno 2012

Parma 5 Stelle, il caso Bruni e la disinformazione di massa

di Giampiero Milone

Utilizzare l’aspetto emotivo a discapito della riflessione è una tecnica di persuasione di massa, infatti tale metodo è stato, in queste ultimissime ore, utilizzato con l’intento di creare nell’opinione pubblica l’idea che il MoVimento 5 Stelle sia "uguale" ai Partiti e che i suoi candidati non siano "puri".
 

Al fine di sostenere quanto innanzi dichiarato, occorre esaminare ed analizzare la questione Roberto Bruni.
Roberto Bruni è stato scelto dal Sindaco di Parma Federico Pizzarotti del MoVimento 5 Stelle come Assessore all'Urbanistica, però, immediatamente dopo, ha rinunciato all’incarico per non aver retto alle pressioni, nella fattispecie mediatiche, di
aver avuto alle spalle il fallimento nel 2006 di un'azienda edile, la Thauma Sas, con tanto di procedura chiusa definitivamente un anno fa dal tribunale di Parma.
Per tale ragione i tradizionali mass media hanno qualificato il sig. Bruni come un "fallito", una persona con dei "problemi" bombardando emotivamente i propri clienti - i lettori dei giornali, i consumatori dell'informazione televisiva - cercando di trasmettere il seguente messaggio: “Anche nel Movimento 5 Stelle ci sono le mele marce. Anche il 5 Stelle è uguale ai Partiti.”



Possiamo esaminare l'"emozionalità", o la manipolazione, trasmessa dai mass media verso i cittadini con le parole utilizzate da Karl Marx ne l'Ideologia tedesca. Egli dichiarava che "le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cossiché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio."



Quindi le idee dominanti, attraverso i generici e generalisti mass media legati alla partitocrazia, entrano nelle case di ciascuna famiglia e trasmettono il messaggio che il MoVimento 5 Stelle sia "uguale" agli altri Partiti. Ecco perché, l'8 maggio scorso, Beppe Grillo suggerì di evitare completamente di andare in televisione, proprio per evitare l'effetto di identificazione con il marcio presente nell'attuale forma sociale.


Dopo aver esaminato l’emozione che i mass media trasmettono ai cittadini, lo scrivente invita i lettori alla riflessione porgendo le seguenti domande: è più grave lo status di fallito (in un sistema storicamente qualificato come tra i più sovra tassati del mondo) o lo status di ladro e truffatore di fondi pubblici? E' più grave costruire senza permesso oppure finire sul registro degli indagati per disastro ambientale? 

MA V’è DI PIU!


Mentre il sig. Bruni, accusato di esser stato in passato dichiarato fallito, si è immediatamente dimesso dall'incarico di Assessore, molti rappresentanti politici, "i professionisti della politica", se pur coinvolti in scandali finanziari, economici, sociali, alcuni di essi siedono ancora saldamente sulla loro "poltrona". E quando si accorgono che inizia a scottare, si inventano la storia che il Movimento 5 Stelle è populista, qualunquista, demagogo, fascista, comunista, xenofobo, antisemita, etc, etc...


E’ proprio il caso di dire che “quando la volpe all’uva non potè arrivare, si allontanò dicendo che era aspra”, conclamato che il Movimento 5 Stelle non è né un Partito, né cercherà mai alleanze politiche.
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2 commenti:

  1. Aggiungo che essere dichiarati "falliti" non è lontanamente paragonabile ad una sentenza di condanna nè giuridicamente parlando, nè moralmente...Molte ditte individuali o società di persone (come la s.a.s. di Bruni di cui era evidentemente socio illimitatamente responsabile) ed anche società di capitali possono fallire per insolvenze causate, come molto spesso accade, da mancati pagamenti di propri clienti se non dallo stesso Stato...Insomma fallire non è una colpa ma persiste nell'immaginario collettivo un giudizio moralmente riprorevole sull'insolvenza di un imprenditore, senza considerare che spesso (soprattutto in questi periodi di crisi) è un effetto a catena cui non sempre ci si può sottrarre. Ovviamente diverso è il caso di insolvenze pilotate, di fatti di bancarotta,ma per quelli c'è l'apposita norma incriminatrice della legge fallimentare...Maurizio Buccarella - Lecce

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